Una settimana di grande scalata
di Mauro Penasa – CAAI - www.clubalpinoaccademico.it
26 settembre 2012
I giorni dal 15 al 22 settembre sono stati per la Valle dell’Orco un momento particolare. La seconda edizione dell’International Trad Climbing Meet ha portato infatti sulle sue pareti un gran numero di arrampicatori di livello eccellente, le cui realizzazioni hanno illuminato gli occhi anche a noi vecchietti che non osiamo più sognare certe imprese e ci teniamo quindi alla larga dalle rocce più impegnative. Ma credetemi, vedere scalare un climber di classe è un piacere che merita qualche sacrificio. Un po’ come un sommelier degusta un gran vino, con la capacità di comprendere che è di fronte a qualcosa di eccezionale.
Il primo meeting ha avuto in prospettiva risultati molto interessanti, almeno in termini di popolarità della Valle dell’Orco all’estero. Se già da tempo molti stranieri frequentavano la Valle, dal 2010 il loro numero è decisamente aumentato, di certo anche per i racconti di chi ha partecipato all’evento. Che anche prima ci fosse fermento in Valle è cosa risaputa, prova ne sia il numero di nuove vie aperte negli ultimi dieci anni su un terreno per lungo tempo considerato quasi “esaurito”. Grazie ad alcuni esploratori di classe, a due anni dal primo meeting ci siamo resi conto di quanto sia aumentata la possibilità di scelta e la varietà dei problemi da affrontare, e questo a tutti i livelli. La Riserva Indiana di Maurizio Oviglia non si è quindi chiusa in sé stessa ma ha raccolto la sfida di Tom Randall, che ne ha indicato a tutti le ancora enormi possibilità di sviluppo. Ad ogni fuoriclasse “moderno” non può non saltare all’occhio, senza il bisogno di essere uno specialista in off-width.
Questa seconda edizione del Trad Meet ha visto climber provenienti da 15 paesi arrampicare insieme in una atmosfera di grande entusiasmo, facilitato dal tempo stabilmente bello (neanche avessimo sacrificato uno stambecco a tener tranquillo Giove Pluvio...). Il buon cibo italiano e generose pinte di birra, sopportate da tutti con una innegabile classe, hanno poi contribuito a legare tra loro interessanti personaggi, che hanno scoperto affinità ben oltre la pura scalata, nonostante la provenienza disparata (americani insieme ad un iraniano circondati dal gruppo degli israeliani, siamo portati a pensare che sia la magia della scalata, ma non dimentichiamo che erano sei contro uno). L’atmosfera di festa si è poco a poco insinuata nel gruppo, altalenandosi con un po’ di tensione mattutina per la giornata di arrampicata, per esplodere infine sabato in una serata memorabile, culminata nel concerto dei “Back to the Origin”, 6 musicisti classe ’53 che si sono consumati i polpastrelli su indimenticabili covers anni ’70. A condurre la voce ruvida dello strepitoso Vincenzo Sartore, che forse non riesce più ad arrampicare come un tempo ma in quanto a energia dà ancora le paste a tutti quanti...
Le pareti della Valle incutono sempre rispetto al primo impatto, indipendentemente dalle capacità di chi le avvicina, ma i nostri amici ne hanno velocemente preso le misure. Da raccontare le tante salite sull’Attacco dei Cloni, per il futuro invece il tentativo di Pete Whittaker e del portoghese Carlos Simes sulla Rivoluzione (movimenti fatti ma dita distrutte, nei giorni successivi hanno preferito l’incastro). Anche una via come Cannabis ha visto numerose ripetizioni in libera - nel 2010 solo Roberto Vigiani era riuscito a passare pulito pulito e, ricordatevi, a vista e mettendosi le protezioni (la classe non è acqua), cosa che credo quest'anno non sia successa (non è che i giovani climber siano più focalizzati sull'alta difficoltà che sulla scalata a vista in trad? e che sia meglio cambiare il nome al meeting?). Anche un boulderista come Michele Caminati l'ha salita, tenendo con fermezza una pinzata che nessuno ha mai mostrato di notare - ce ne farà vedere delle belle, anche se per ora candidamente ammette che non è ancora il suo terreno, specie se si parla di fessure...
Già, le fessure... perchè si viene a Ceresole per le fessure, no? Beh, per alcuni (pochi) si è trattato dei primi movimenti ad incastro, ma un buon numero dei nostri ospiti si sono comportati da maestri. L'obiettivo principale sono stati i grandi tetti: non credo che Legoland sia mai stata ripetuta tante volte in una settimana, anche una ragazza, Nastja Davidova, l'ha fatta al terzo giro - del resto è una delle più forti slovene. Incastro Amaro a vista non è mica facile, ma non sembrava affatto duro vedendo Mirko Breckner, tedesco, uscire velocemente dai difficili incastri di dita che concludono lo strapiombo.
Neanche i moderni off-width come War of Gloves sono stati risparmiati, ci sono state cordate dappertutto. Le ciliegine sulla torta le ha messe Pete Whittaker, il più giovane del gruppo, ma anche il più forte. La nuova struttura del Cippo Tondo, in mezzo ai boschi di Borgata Fè, ha solleticato non poco il gruppetto dei migliori, che si è fiondato dietro a Max per liberargli un rivoltante tetto fessurato, per il momento dato 7c+/8a, e addirittura per scalare una nuova fessura sul 7b+, che neanche Max aveva preso in considerazione. Per finire Pete ha dato spettacolo ripetendo Greenspit, che sta diventando un buon testpiece per i top climbers. Terza volta nella Valle per lui, questa arrampicata evidentemente gli porta bene. Ed i risultati ottenuti in questo meeting non possono non renderci tronfi di soddisfazione
Comunque le realizzazioni di alto livello non sono l’obiettivo principale del meeting. Se molti dei nostri ospiti si sono rivelati arrampicatori di gran classe, va detto che ciascuno di loro ha anche dimostrato grande umiltà non disdegnando la salita di linee più semplici con genuina curiosità per la Valle, fino a puntare al Becco della Tribolazione in Piantonetto, che l’ambiente meraviglioso ha fatto apprezzare ancor di più. Il norvegese Eivind Nordeide: “Mi sembra di essere a casa, è la stessa scalata... ma da noi nessuno conosce queste valli, perciò... aspettatevi una nuova invasione vichinga...” Insomma, alla fine è stato di nuovo un gran meeting. Il grande lavoro di organizzazione di Claudio Picco e mio ha avuto così un senso... Non possiamo fare a meno di ringraziare tutti quelli che ci hanno aiutato, dagli amici, accademici, guide e freelance climber, che hanno accompagnato i nostri ospiti sulle pareti, agli sponsor tecnici (Salewa, Millet, Mountainsicks, Kong, Versante Sud), per tutti i gadget con cui abbiamo ricoperto i partecipanti, a quelli istituzionali (IREN e ADAEM, che ci concedono un alloggio lussuoso e il Comune di Ceresole Reale con il Sindaco in prima persona, senza il cui aiuto sostanziale non sarebbe stato possibile il Trad Meet).
Al termine del primo meeting eravamo disfatti, ma non c’è voluto molto per farci immergere di nuovo nell’avventura. Anche ora siamo disfatti, ma se due anni fa ci abbiamo dovuto pensare, ora già sappiamo che dovremo riprovarci, almeno una terza volta.
Poi però si va in pensione, neh...
Quindi arrivederci in Valle dell’Orco...
26 settembre 2012
Mauro Penasa – CAAI - www.clubalpinoaccademico.it