Foza - Monte Pubel (Croce di San Francesco) m.1122
PARETE DELL’EDERA - Via “Il mondo parallelo di Aki”
A Jacopo
La "Parete dell'edera" è una solare parete ben visibile percorrendo la statale della Valsugana SP47 da Bassano a Trento già in prossimità dell’abitato di Solagna e che rimane però nascosta alla vista salendo per la strada che collega Valstagna a Foza.
La “Parete dell’edera” si appoggia su una ripida dorsale erboso rocciosa che sprofonda verso la Val Frenzela ed è la parte mediana della lunga bastionata che si sviluppa da est ad ovest, con altezza variabile dai 200 ai 250 metri,e che termina con la falesia della “Val Frenzela”. La parete, data la sua favorevole esposizione, è scalabile anche in pieno inverno. Vi sono due modalità per raggiungerla a seconda delle stagioni e naturalmente in base alle condizioni di innevamento.
La più agevole è dall’alto, raggiungendo Foza per poi portarsi verso la chiesetta di San Francesco, dove si lascia l’auto. Dalla chiesetta continuare verso il piazzale della croce e imboccare a ritroso il sentiero Pierino della Zuanna. Dal bivio immediatamente sotto un saltino roccioso attrezzato (panchina del “Generale”), andare a destra (di marcia). Con alcuni ripidi tornanti (attenzione in caso di terreno bagnato) il sentiero porta sotto la parete dell’edera (dalla chiesetta 20 minuti in discesa).
- In caso di innevamento sulla sommità, si può raggiungere la parete con avvicinamento escursionistico dal ventesimo tornante della Valstagna-Foza. Questa modalità complica però il ritorno alla macchina.
La via è stata aperta dal basso in più riprese e completata il 22/02/2021 da:
Francesco Leardi C.A.A.I. Gruppo Orientale
Fausto Maragno C.A.I. Camposampiero
L’ itinerario attacca una cinquantina di metri a sinistra del “Tempio dell’edera”. Straordinario itinerario che sale la parete sfruttando le parti meno aggettanti aggirando, ove è stato possibile, le parti più strapiombanti.
Chiodatura ottima e ravvicinata a spit da 10.
Gli ultimi due tiri finali possono essere evitati salendo dalla sosta 9 direttamente alla fine della bastionata; La variante è estetica ma corta ed è stata chiodata solo per uscita di sicurezza. Vale la pena continuare lungo gli ultimi due tiri della linea originale, che sono molto belli e in totale esposizione. Su tutta la via verticalità ed esposizione sono garantite.
Difficoltà: fino al 7c, oppure A0 con 6a/b obbligatorio.
Sviluppo: circa 245 m.
L’itinerario conta già 3 ripetizioni tutte con parziale arrampicata libera
L1: Salire l’accennata fessuretta verticalmente uscendo con un lieve obliquo a destra (6b). S1: 20m
L2: A destra della sosta con traversata orizzontale con i piedi su un ottima lista, risalire a destra e quindi dopo un breve saltino riportarsi a sinistra ad una comoda sosta sotto la bastionata (5c/6a). S2: 25m
L3: Direttamente per la bella lama e quindi superare la placca strapiombante gialla uscendo a destra su liste più semplici (5c/7a+ oppure A0).S3. 25m
L4: Innalzarsi sopra la sosta su un difficile muretto e superare lo strapiombetto su ottime maniglie, obliquare a sinistra e poi verticalmente ad una sosta facoltativa. Salire un gradino e traversare orizzontalmente a sinistra sotto la linea degli spit. (7a/6a/6b oppure con passi di A0). S4: 35m
L5: Diritti evitando il tetto a sinistra quindi verticalmente per una placca grigia alla cengia (sosta facoltativa). Traversare alla sosta (6b/6a+). S5: 20m
L6: A destra fino sotto una parete stratificata. Salire diversi gradoni con alcuni difficili passaggi uscendo alla sosta sotto una bella pancia strapiombante (6a+/5c). S6: 25m
L7: Direttamente su una pancia decisamente boulderosa ristabilendosi su una comoda lista che a sinistra porta alla sosta (A0). S7: 25m
L8: Superare l’impegnativa placchettina e poi più facilmente per il diedro fessura superiore ad una sosta sotto un albero tagliato alla base della “Variante dei cachi di Aki” (6b/6a oppure A0/6a). S8: 20m
L9: orizzontalmente a sinistra con passaggi espostissimi ristabilendosi alla base di una stupenda placca verticale. Risalirla uscendo alla sosta su una bella cengetta (A0/6c+). S9: 25m
L10: a sinistra ad un alberello sotto una placca compattissima. Risalirla uscendone a destra su una bella lama. Alcuni saltini rocciosi erbosi portano alla sommità e al libro di via. (7c oppure A0/5c). S10:30m
“Variante dei cachi di Aki” alla via “Il mondo parallelo di Aki”
Sviluppo 20 m. chiodata l'1 marzo 2021 da
Francesco Leardi C.A.A.I. Gruppo Orientale
Fausto Maragno C.A.I. Camposampiero
Variante di uscita che evita gli ultimi due tiri de “Il mondo parallelo di Aki”
Dalla S8 salire verticalmente su roccia saldissima ad un comodo ballatoio(6b).20 m.
Discesa (anzi risalita): dall’accogliente ripiano della cima (ambiente stupendo) risalire pochi metri e traversare nella zona più comoda possibile su tracce di camoscio verso destra arrivando alla radura dove termina “il tempio dell’edera”.
Da qui in obliquo ascendente a destra seguire i segni rossi, che conducono per tracce di camoscio ad imboccare un vago sentierino che si inoltra verso nord est e che con leggeri saliscendi porta al sentiero del PDZ una cinquantina di metri sopra la panchina del generale. Brevemente alla croce di vetta e al parcheggio.
A JACOPO
Per papà e mamma affettuosamente e semplicemente AKI; per tutti noi eri Jacopo, a volte Gud, talvolta Guderzo. Ognuno di noi aveva un suo modo per mettersi in contatto con te.
Eri in simbiosi con la tua Dacia, che poi era il perenne prestito del papi, di colore grigio celestino, con la portiera posteriore che a volte si incantava; una vettura da mucchio selvaggio con ogni tanto qualche spia che si accendeva e la ventola del motorino del riscaldamento che girava al rovescio
Mi sconvolse non poco la tua passione per l’arrampicata quando mi dicesti che avevi arrampicato per oltre 30 giorni consecutivi: eri un fenomeno di perseveranza ma anche di generosità e disponibilità per tutti gli amici climber che avevano la mezza giornata libera.
Mezza giornata quindi con il Bortoli, magari mezza giornata con il Fisio e per te la giornata intera era fatta.
Le dita consumate ma avevi trovato il tempo per venire con me a pulire “Uomini senza tempo” al Pubel.
Cammino da solo e come sempre con i miei pensieri; comincio ad avvertire il profumo della primavera, le primule sono in fiore, i bucaneve ormai formano uno splendido tappeto sfavillante bianco tra l’erba ancora ingiallita dal passaggio dell’inverno.
Tutto quanto ti sarebbe piaciuto molto perché afferravi il colore delle cose e le tramutavi in immagini che immortalavi con il tuo obbiettivo.
In falesia ogni tanto una corda arrivava dall’alto lungo la quale scendevi per fotografare tutti noi…………mettiti così, mettiti cosà, aspetta non c’è ancora la luce adatta, prendi quella reglette…..
Quante foto ci hai lasciato per un lavoro che sai bene sarà portato avanti anche con il tuo nome.
Pochi giorni fa ho incontrato il “conte” in Frenzela, così soprannominato per i suoi modi nobili e gentili e mi ha confidato che non c’è giorno che non ti abbia ricordato; lo sguardo ha scrutato la base della falesia e ho percepito più intensamente il vuoto che hai lasciato.
Ti abbiamo dedicato una via non per fare tante celebrazioni che potrebbero apparire retoriche e scontate ma per immaginare che tu sia ancora qua, tra noi, a curiosare tra le falesie, alla base delle pareti dove a volte andavi anche da solo e quando mi incrociavi mi ragguagliavi sulle possibili linee di salita che il tuo sguardo intercettava.
La tua era una simbiosi perfetta con l’ambiente.
Il Fisio questa mattina mi ha chiamato comunicandomi di avere saputo della conclusione dell’apertura della via: “mandami la relazione vorrei ripeterla….per Jacopo”.
Ti avrebbe fatto piacere questa frase ricca di sentimento.
Ho incontrato anche il buon Giovanni che con il suo modo di essere così pacato e riflessivo mi ha confidato che le prestazioni migliori in falesia, ironia del destino, le aveva fatte grazie a te e credimi non è poco, perché sappiamo tutti quanto sia importante avere “sotto” una persona in cui riponi fiducia e ti trasmette sicurezza.
Quando terminammo la via “Destini incrociati” il nome non fu un caso: vi erano state tra la mia vita passata e l’attuale alcune coincidenze che avevano suggerito il nome ma una non l’avevo afferrata percependola solo ora, a distanza di mesi: il mio maestro di arrampicata a Genova dove sono nato anagraficamente ed alpinisticamente si chiamava Giovanni e di cognome GUDERZO ed effettivamente era originario di Marostica.
L’ultima volta che ti ho visto è stata in una situazione piuttosto simpatica.
Eravamo di ritorno io e il buon Vellis da una camminata, frutto delle solite mie idee di scoperta del territorio della Valsugana, in un autunno e una giornata dai colori straordinari.
Scendendo dal Sasso Rosso decidemmo di passare sotto la falesia di Ori-Biasia apparentemente solitaria.
Ad una svolta del sentiero il nostro cammino fu ostacolato dal solito gigantesco sacco grigio della Black Diamond con il quale facevi invidia a Mary Poppins.
Non ebbi dubbi era il tuo.
Infatti dietro l’angolo fece capolino il tuo faccione sorridente e spensierato.
Eri dovunque ma soprattutto eri dovunque mi aggirassi io.
Non potevano sfuggirti le mie intenzioni.
Ognuno di noi lascia tracce.
Il giorno dopo che te ne sei andato abbiamo completato la variante al Pubel “Gocce del passato” alla via “Destini incrociati” che avevamo sviluppato insieme.
La nostra mente si carica di ricordi che sono tante piccole gocce, alcune più insistenti, che incidono maggiormente la roccia ed altre meno vigorose che non la scalfiggono.
Con la tua presenza ci hai fatto capire quanto fosse importante la tua persona nel nostro mondo…piccole gocce di vita, di generosità, di altruismo.
Tutti noi abbiamo dei mondi paralleli, più o meno riconoscibili mentre nel tuo non siamo mai riusciti ad entrare, non per sterile o morbosa curiosità bensì per condividere con te emozioni, incertezze, paure.
Del tuo intimo traspariva poco ma pensandoci bene il tuo intimo lo scambiavi alla base delle falesie o in parete con le tue battute;i tuoi occhi chiari e i tuoi dentoni erano un tutt’uno di ironia quando mi prendevi per il sedere, ma sapevi bene che stavo al gioco.
Ovviamente non ero uno del “branco”, anagraficamente non avrei potuto esserlo, le vostre “cilindrate” erano e sono di diversa qualità e valore ma era sempre gradevole e curioso avere i “pettegolezzi” su come si sviluppavano le vostre prestazioni e per me era un piacere del tutto raro spargere qualche piccola perla di zizzania, ma si sa, tutto fa parte del gioco.
Sono sulla radura in cima alla parete dell’Edera con il buon Fausto, compagno in questa avventura di apertura e ci stiamo accingendo a calarci lungo la parete con le solite calate su corda singola, ormai sempre più vertiginose.
Su un ballatoio roccioso dove immaginavo che avremmo terminato la “tua” via ho trovato un fossile di una bellezza straordinaria, semplicemente appoggiato, un ritrovamento assai raro e inconsueto anche per me che di fossili ne ho sempre trovati molti.
Credo, non credo, non so: Jacopo sei stato tu?
Le bandierine tibetane che abbiamo messo sulla cima accanto al libro di via lentamente si sfilacceranno lasciando nel vento le nostre preghiere o meglio i nostri pensieri verso di te, ricordi sereni e consapevoli che dal tuo “MONDO PARALLELO”, caro AKI , potrai guardare.